lunedì 18 luglio 2016

da "Tutte le poesie 1971 - 1994" di Dario Villa

Una poesia da #59


Nella non trascurabile raccolta di scritti e saggi La poesia che si fa (Garzanti), dove fra l'altro si pronuncia sulla bella triade dei Villa della poesia italiana del Novecento (Carlo, Dario e Emilio, tutti un po' uniti in un destino di dimenticanza: dannazioni dell'omonimia?), Giovanni Raboni scrive: "Credo che pochissimi poeti italiani, negli ultimi decenni del secolo appena trascorso, siano stati così costantemente, oserei dire così insistentemente frequentati dalla grazia come l'autore di questo libro: intendo per grazia, qui, la capacità intrinsecamente tecnica, e tuttavia parzialmente inspiegabile di combinare i modi dell'artificio e quelli della naturalezza sino a rendere l'artificio pressoché inavvertibile e la naturalezza esteticamente rilevante". La nota da cui proviene il passo riportato è la prefazione al volume di cui accanto vedete la copertina, Tutte le poesie 1971 - 1994 (a cura di Katia Bagnoli, seniorservice, 2001, pp. 288, euro 15,49, libro che figura ancora in commercio) ed è intitolata Dario Villa seguace di se stesso. Oltre ad essere una buona definizione di quella che tante volte chiamiamo appunto "grazia" poetica, credo rappresenti un sufficiente spunto per proporre la lettura di un testo. Davvero con Dario Villa - così come con altri poeti, e tempo fa scrivevo in termini del tutto analoghi per Lorenzo Calogero -  ha poco senso perdersi in elucubrazioni sul perché della dimenticanza o della scarsa attenzione o su consolatorie tirate sul tempo galantuomo che saprà prima o poi rendere giustizia. Tanto vale trasformare la poca voglia di impegnarmi in un post più articolato nell'eventualità, forse un pochino presuntuosa, di procurare a Dario Villa un lettore in più. Non si sa mai. Ricordo da ultimo che Dario Villa, nato a Milano nel 1953 e qui morto vent'anni fa, fu anche traduttore (di Un uomo solo di Christopher Isherwood, fra gli altri).



era chiaro che il mondo
finiva lì
               lì dove
aveva cominciato
                               un po' a guardarsi in giro
un po' a considerarsi nel profondo

che poco biblico bitume piove
su tante vite in bilico
e ricordi di tante cose morte
piove nero su nero ovvero nevica
candore su candore
                                    oppure scende
ancora grigio sopra tanto grigio

grigio su grigio aveva cominciato
anche bene però poi s'è assestato
i poli un asse colpi colorati


(da La bambola gonfiabile e altre signore)


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