sabato 15 dicembre 2012

da "Girini" di Roberta Durante

Una poesia da #14

Mi sono accorto di aver esagerato in questo spazio intitolato "Una poesia da". Sinora vi hanno trovato posto esclusivamente nomi tra i più noti. Vanno bene i grandi, certo, vanno bene, soprattutto se è l'occasione per ricordare qualche testo o qualche loro libro dei meno noti. Ma credo serva anche innestare delle voci nuove. L'appuntamento "La poesia del giovedì", inaugurato con Roberto Cescon, va anche in questa direzione. Con l'intervista a Annalisa Teodorani che pubblicheremo tra qualche giorno si può dir lo stesso, e proverò a inserire l'elemento della poesia in dialetto tra i più giovani, miei coetanei. Ora però rimedio di brutto con l'età media dei poeti ospitati presentando un paio di testi di Roberta Durante. Nata a Treviso nel 1989, ha studiato e vissuto a Venezia dove si è laureata in Arti Visive e dello Spettacolo. Ha realizzato cartoni animati e scritto per dei magazine online. Nel 2011 ha vinto la VI edizione del Premio Mazzacurati-Russo pubblicando la sua prima raccolta di poesie Girini per le qualificatissime edizioni d'if. I suoi testi si trovano anche in Registro di poesia #5 a cura di Cecilia Bello Minciacchi. Mi sembra un ottimo inizio.














MATRIOSKA


vado contro natura vedo scuro e scrivo
                                      più sicura     
sparlo sputo inchiostro mai sragiono
sono in me sono in me sono in me        super-me
           
rimo su per giù      gesticolo di lingua
                          faccio giochi gutturali
testicolo di testa   dico sì dico no se no
                           sposto parole a posto         
sgrammatico se è troppo statico
e tolgo il doppio strato arrostito andato schiantato
riscontro artrosi d'animo  
gentile un po' senile babelico infantile
d'impolso tiro il sasso rompo l'osso poco sacro
                                             e il masso scasso  
mi resto in mano e in alto mare
calmi gli altri gli arti gli alti
                                            mi alzo anch'io
ma annaspo affogo e mi ricordo son di legno
                               che galleggio fino al segno           
                                     della fine che fa STOP          



INSTANZA


resto in piedi coi piedi
                                    (e con le mani in mano)      
mi hai scucito le briglie ai vestitini
                         e me ne sto precisamente nuda
                                         (non un filo coperto)
si alza un poco la fronte
                                    (il naso lo lascio dov'è)                        
e la mano in bocca non è la mia     
            mi tengo qualche voglia
                                       per l'inverno
(e qualche maglia
                          per non essere rosa carne)

1 commento:

  1. Bei testi, complimenti. E grazie per la segnalazione - Gabriella

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